Il filo fragile della mia vita.

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Deppy
view post Posted on 25/3/2012, 20:06     +1   +1   -1




E' da una settimana che non ti vedo, la gita a Firenze mi ha maggiormente addebitato sul cuore la tua mancanza, anche se ti sentivo come sempre.
Stamattina la tua gara di karate è andata male, la tristezza si leggeva nei tuoi occhi, amara sconfitta rendeva il tuo sorriso tirato, finto. La giornata è calda, sa di estate, anche se da poco la primavera è nata, ci incamminiamo lungo la strada esausta di essere calpestata e usata. I verdeggianti prati si aprono alla nostra sinistra, ci sporchiamo le scarpe di terra per andare a fare i figli dei fiori.
Seduti sul prato umido ci baciamo docili, giochiamo un po', e poi ti inginocchi davanti a me, le mie gambe svettano ai tuoi lati, mi baci delicato come sempre, il tuo piacere duro contro il mio.
Le mie mutande si abbassano, e le tue dita si intrufolano, il dolore non è più grande del piacere, è solo una piccola transizione provvisoria. Ti stacchi troppo presto da me, ma solo per riservarmi un'altro piacere. La tua lingua sembra un morbido e bagnato dito, scivola sulle mie grandi labbra, per posarsi in quel piccolo canale. Un bacio schiocca li sotto, ma poi risale fino a portarmi il mio sapore neutro alle labbra, la tua lingua esplora la mia bocca, ed io assaporo la tua. Sono cattiva, non ti faccio nulla, lo so e tu me lo fai notare, ma io avevo già meditato tutto.
Il campo è delimitato da un boschetto, mi alzo e mi faccio seguire, contento mi stai addosso. Mi inginocchio davanti a te, scherzi chiedendomi se ho imparato a slacciare le cinture, non ti rispondo, le parole rovinano sempre tutto, agisco. Ti slaccio la cintura, la zip scende, i miei occhi scrutano i tuoi, divertiti. Scendono molli i pantaloni beige, seguiti dai tuoi sleep bianchi. Mi rialzo, e lo impugno, la mia mano va su e giù, mentre i baci si fanno profondi e appasionati.
Il tuo dito ritorna a spingere al mio interno. Mi convinco e scendo all'inferno, lo prendo in bocca tutto, lo lecco come se fosse un delizioso gelato, sempre guardandoti, ma il passato torna prepotente e con esso lo schifo, ritorno su, ti bacio con il tuo sapore ancora sulla lingua, continuiamo così per una mezz'ora, sospiri mozzati.
Mi chiedi se mi metto a novanta, così da potermi leccare, rifiuto, allora cambi, mi proponi di fare due colpi, senza precauzioni, le hai lasciate a casa. Non accetto, l'idea di rimanere incinta mi spaveta, ricominci a inserire uno o due dita, sono felice, le mie gote divengono rosse, il piacere non è ancora giunto del tutto.
Il cielo si rabbuia, ti chiedo se mi dai due colpi, ci ho ripensato, all'inizio non capisci, pensi che mi riferisca a quella mano nelle mie mutande, finalmente raccogli l'invito, ci proviamo, ma è troppo scomodo, il tuono rimbomba sopra le nostre teste.
Torniamo a casa zuppi d'acqua e d'altro. Mia mamma è in casa, mi cambio, tu rimani umido, ti fermi e stiamo un po' al computer, ma poi non resisti.
Mi tocchi, ti tocco. Siamo in piedi, spingi il tuo bacino contro di me, solo i vestiti a dividerci. Mi appoggio alla scrivania con i gomiti, il goniometro misura 90°, ti appoggi dietro me, e mi dai colpetti leggeri con il bacino. Ti siedi dul bordo del letto, ed io mi sono seduta sulle tue ginocchia, mi sollevi la felpa e mi baci la schiena, che si incurva di piacere sotto il tuo tenero tocco, mi rimetti a novanta, e infili un dito da dietro, il mio sedere davanti al tuo viso, ed il mio piacere nelle tue mani, mi schiaffeggi e mi baci.

Te ne vai, ma già mi manchi.

Nymphonadi

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